Fare Branding: Ma quale branding?

Fare branding non è cosa semplice. Da dove partire? Di solito in tanti si parte dall’auto convinzione di essere il top. Ed è normale. Tutti siamo convinti di avere il miglior prodotto sul mercato o di essere i più bravi tra tutti i nostri concorrenti. Forse, quando vediamo i nostri competitor, non pensiamo: “Cosa avranno loro che noi non abbiamo”. Anzi noi diamo di più.

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Questa analisi non dovremmo farla noi in prima persona. Dovremmo non solo affidarci, ma anche fidarci di un qualche consulente, o competente. Sapere chi siamo, cosa sono o come sono i nostri prodotti o servizi è fondamentale per fare Branding “correttamente”. Facendo da soli, rischiamo di costruire “Gli abiti nuovi del granduca”. Se non conoscete questa stupenda favola, cliccate qui ed ascoltatela.

Fare branding è un processo lungo e complesso. Ed ha bisogno di controlli frequenti, in modo da non perder tempo e poter correggere il percorso nel tempo.

Una delle discipline che aiutano il Branding è “La custom satisfaction”. Chiedere ai propri clienti, impressioni su prodotti e servizi (da non confonderle con le recensioni), è un lavoro complesso, che richiede spesso, aziende specializzate oppure sistemi complessi di rilevamento. In un altro articolo, vi spiegherò la differenza tra recensioni e impressioni.

Ma quale Branding?

Le ultime tendenze del Marketing, stanno spostando il Branding dal marchio al proprietario. Spesso non viene più utilizzato il nome del Brand ma bensì quello del proprietario. O meglio i due nomi coincidono, con lo scopo di rafforzare il Brand stesso.

E’ normale che scelte come questa, sono scelte ponderate e non sempre attuabili. Le stesse immagini del Brand sono filtrate in modo da non creare confusione, ma convergenza nell’esperienza del cliente. Non dimentichiamo infatti che qualsiasi azione di Marketing parte dal Cliente. Parte dalle persone.

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